Il filosofo di campagna, Bruxelles, 1759 (Il tutore burlato)

 ATTO SECONDO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 LESBINA e RINALDO
 
 LESBINA
 Deh se mi amate, o caro,
 ite lontan da queste soglie. Oh dio!
265Temo che ci sorprenda il tutor mio.
 RINALDO
 Il suo rigor troppo vi vuole oppressa.
 Deh! Pensate a voi stessa.
 LESBINA
 Se il mio cor vi dono, per or vi basti.
 RINALDO
 Gradisco il vostro cor ma della mano...
 LESBINA
270Non più; spero in breve esser tua consorte
 e conseguire alfin sì bella sorte.
 
    Perdon ti chiedo o caro
 del troppo mio rigor.
 
    Il tuo rival Tritemio
275fu causa del timor.
 
    L’idolo mio tu sei,
 tuo sol è questo cor.
 
    E se talora fingo,
 non dubitar di me,
280che in premio di tua fé
 spero godrai un dì
 i frutti dell’amor.
 
    Di renderti contento
 fu solo il mio pensier
285e del tuo fier tormento
 perdon ti chiede il cor.
 
    Di tutti i veri amanti
 gl’ardori insieme uniti
 no che non son bastanti
290a trapassar la fiamma
 che per te solo o caro
 racchiudo nel mio cor.
 
 SCENA II
 
 RINALDO, indi LISETTA
 
 RINALDO
 Oh che contento è il mio,
 or che della sua man certo son io.
 LISETTA
295Ritiratevi presto, mio signore.
 RINALDO
 Perché! Che v’è di nuovo?
 LISETTA
 Or verrà il notaro.
 RINALDO
                                    Ed a che fare?
 LISETTA
 Il padrone l’ha mandato a chiamare
 perché vuole adrittura
300fra lui e Lesbina fare una scrittura.
 RINALDO
 A tempo m’avvisasti.
 LISETTA
                                         E perché?
 RINALDO
 Prevenirò il notaro
 per ingannar costui senza riparo.
 
    Sì che felice il core
305spera goder la calma
 e pace allor quest’alma
 sempre godrà con sé.
 
    Quando si trova amore
 alla costanza unito,
310ogni piacer gradito
 prova chi serba fé.
 
 SCENA III
 
 LISETTA, indi LESBINA e TRITEMIO
 
 LISETTA
 Povero innamorato!
 Affé lo compatisco.
 Ecco il padron che viene, andiamo via. (Parte)
 DON TRITEMIO
315Senti Lesbina mia; se voi pensate
 alla vostra fortuna, al vostro bene,
 sciegliere un uom posato vi conviene.
 LESBINA
 È questo il genio mio.
 DON TRITEMIO
 Dunque oggi sarà fatto
320delli nostri sponsali un buon contratto.
 LESBINA
 Ma dite un poco...
 DON TRITEMIO
                                    Che?
 LESBINA
                                                Voi siete vecchio.
 DON TRITEMIO
 Che dite!
 Di voi mi maraviglio!
 Vecchio! E se ancor il fussi,
325amor mi fa rinascere.
 Egli è padre di tutti,
 dona forza e vigore,
 ogni cosa si muove per amore.
 
    Quando gli augelli cantano,
330amor gli fa cantar.
 E quando i pesci guizzano,
 amor gli fa guizzar.
 
    La pecora, la tortora,
 la passera, la lodola
335amor fa giubilar.
 
 SCENA IV
 
 LESBINA sola
 
 LESBINA
 Egli è ben sciocco e pazzo, se ciò crede;
 non l’intendo né mai l’intenderò,
 perché Rinaldo fedel sempre amerò.
 
    Ah! Se in ciel benigne stelle
340la pietà non è smarrita,
 o toglietemi la vita
 o lasciatemi il mio ben.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, CAPOCCHIO e detta, indi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Lesbina ecco il notaro.
 LESBINA
                                           (Oh dio che pena!)
 CAPOCCHIO
 Che cosa s’ha da fare?
 DON TRITEMIO
345Del nostro matrimonio una scrittura.
 LESBINA
 Le mie carte dotali dove sono?
 DON TRITEMIO
 Nel scrigno mio serrate,
 a prenderle or vado. (Parte)
 LESBINA
 Se ingannarlo potrò, sarò contenta.
 RINALDO
350Eccomi qua Lesbina.
 LESBINA
 A tempo pur giungesti.
 RINALDO
 A noi signor notaro, cominciate.
 CAPOCCHIO
 Subito ma il regalo preparate.
 
    In questo giorno etcaetera,
355dell’anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano...
 I nomi quali son?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi...
 Oimè! Viene il tutore,
360andate presto là. (Rinaldo si ritira)
 
 DON TRITEMIO
 Ehi Lesbina.
 LESBINA
                           Signore?
 DON TRITEMIO
 Le carte non ritrovo,
 sai tu dov’elle sono?
 LESBINA
                                       No certamente.
 DON TRITEMIO
 Tornerò a ricercarle immantinente;
365aspettate un momento sior notaro.
 LESBINA
 Intanto lo faccio principiare; io detto
 e lui scrive.
 DON TRITEMIO
                        Benissimo. (Si ritira)
 LESBINA
 Presto, signor notaro, seguitate.
 RINALDO
 Terminiamo l’affar.
 CAPOCCHIO
                                       Scrivo, dettate.
 
370   In questo giorno etcaetera,
 dell’anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano...
 I nomi quali son?
 
 LESBINA
 
 I nomi son questi:
375Lesbina con Rinaldo
 de’ conti di Pancaldo.
 
 RINALDO
 
 Uniti ambi saranno
 in questo giorno ed anno.
 
 CAPOCCHIO
 
 La dote qual sarà?
 
 RINALDO
 
380   La dote di Lesbina
 son centomila scudi.
 
 CAPOCCHIO
 
 Lesbina mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 Lesbina che darà?
 
 LESBINA
 
385Scrivete; di Lesbina
 la dote eccola qua;
 
    due mani ben leste
 che tutto san far.
 
 RINALDO
 
 Scrivete; duemila
390si puol calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto
 un animo onesto.
 
 RINALDO
 
 Scrivete; seimila
 gli voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
395   Scrivete. Una lingua
 che sa ben parlar.
 
 RINALDO
 
 Fermate; levate.
 Tremila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
400   Duemila, seimila,
 battuti tremila
 faran cinquemila.
 Ma dite di che?
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
 D’affetti, contenti,
405diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo vede,
 ciascuno lo crede
 che dote di questa
 più bella non v’è.
 
 DON TRITEMIO
 
410   Corpo di satanasso!
 Cieli! Son disperato.
 Ah! M’hanno assassinato,
 arde di sdegno il cor.
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
415Senta, senta, mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfida donna, ingrata!
 Dov’è la fé giurata?
 Empio Rinaldo, indegno,
 perfido traditor!
 
 CAPOCCHIO
 
420   Senta, senta, mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
 Sospendete... Sospendete...
 Me l’ha fatta il traditor.
 
 CAPOCCHIO
 
    Cosa dice?
 
 DON TRITEMIO
 
                          Non lo so.
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
 Sottoscriva?
 
 DON TRITEMIO
 
                          Signor no.
 
 A QUATTRO
 
425   Oh! che caso, oh! che aventura!
 
 DON TRITEMIO
 
 Si sospenda la scrittura,
 che da poi si finirà.
 
 LESBINA, RINALDO, CAPOCCHIO
 
    Il tutore è già restato
 freddo, freddo e sconsolato;
430e il mio core dal piacere
 sento in petto giubilar.
 
 DON TRITEMIO
 
    Me meschino! Son restato
 freddo, freddo e sconsolato;
 e il mio core dal dolore
435sento in petto palpitar.
 
 Fine dell’atto secondo